LA MEDAGLIA D’ORO ALLA MEMORIA CIVILE
Chi era questo prete che rimase sull’Isola Maggiore per quarantasette anni? Nato a Passignano sul Trasimeno il 13 novembre 1882, nel 1910 fu ordinato sacerdote e mandato come cappellano a Castiglione del Lago. Nel 1915 fu nominato prete dell’Isola Maggiore ove morì il 6 febbraio 1963. Un suo amico, don Giuseppe Dogana, diceva che era
un prete molto preparato, vicino ai suoi parrocchiani anche nelle fatiche, condividendone il duro lavoro della pesca; era pescatore d’uomini e di pesci.(1)
Furio Vannini, diciassettenne quando soggiornò all’isola, si sposò con una nipote di don Ottavio dopo la guerra e lo descrive così:
Era un prete di una semplicità disarmante, si esprimeva con una pacatezza come si confaceva alle veste che portava, i suoi discorsi avevano una vena di arguzia che rasentava l’ironia. Come era quieto nel dire era rapido e deciso nell’agire su tutto e sempre a dimostrazione del suo pieno convincimento di fede nel nome di Cristo. La sua fede non era dottrinale e maturata sui testi teologici del seminario, ma era nella sua stessa natura che gli veniva da radici familiari. La famiglia Posta era proprietaria di terreni a Passignano che, com’era uso all’epoca, era condotta a mezzadria, ma per questa famiglia i mezzadri non erano dei dipendenti, ma dei soci a tutti gli effetti, coloro che coltivano la terra dei Posta andavano a fare parte della famiglia, condividendo tutti insieme le gioie e i dolori che la vita riserva (2)... don Ottavio sapeva per esperienza che si poteva condurre alla vita cristiana più con le opere che con le parole, ed eccolo impegnato nelle coltivazione degli olivi, sperando di aver l’olio per se e per quelli che ad Isola ne avevano più bisogno, e ancora lo vediamo nell’orto per poter dare qualche cipolla a coloro ai quali era stata negata la fortuna durante la pesca.(3)
Vannini spiega che don Ottavio non seguiva un’idea politica ben definita benché fosse un ‘progressista puro’,(4) però il fatto che fece parte del Comitato di Liberazione Nazionale di Tuoro costituito dopo la liberazione del paese il 3 luglio indica le sue preferenze politiche.(5) Un’isolana, la signora Giulia Gabbellini, riferisce che
don Ottavio, sebbene additato come antifascista, era in ogni caso protetto da tutti gli isolani, sia fascisti sia non. Nessuno pertanto si poteva permettere di molestarlo.(6)
Secondo Vannini gli isolani erano
per la maggiore parte fascisti convinti, non tiepidi, ma proprio ligi all’ideale fascista, pochissimi erano anti-fascisti ma c’era anche una parte di indipendenti.(7)
Per quanto riguardava l’atteggiamento degli isolani verso gli ebrei, Vannini rammentava che l’antisemitismo era stato accettato, giustificato dalla credenza che ‘quelli erano differenti’. Scarpocchi racconta i suoi sentimenti e quelli degli altri ragazzi quando vennero a sapere che sull’Isola sarebbero arrivati un gruppo di ebrei:
A fine febbraio 1944 arrivò una notizia inquietante: al Castello Guglielmi avrebbero internato degli Ebrei. Noi ragazzini ignari domandammo, ‘Chi sono questi Ebrei?’ La risposta che ci trasse in inganno fu ‘brutta gente’. Al che noi capimmo uomini brutti e quando li vedemmo ci tornarono in mente le parole sentite e dicemmo, ‘Ma come brutti, sono come noi!’(8)
Vannini racconta che il prete influì molto sul modo di pensare ed agire degli isolani. Scrive che
il continuo invito di don Ottavio a rispettare ed amare gli ebrei, a causa del brutto momento che stavano vivendo, era ascoltato da tutti e anche da coloro che aderivano politicamente a partiti che invece li discriminavano. Insomma, gli isolani hanno dimostrato di accogliere questa gente come ospiti e non come carcerati, rispettando così anche la volontà del loro prete (9)... non solo furono rispettati, ma addirittura trattati come amici, furono accolti nelle case ed aiutati nelle loro esigenze quotidiane.(10)
La signora Alessandra Battaglini, classe 1914, la cui casa a Castiglione del Lago era stata bombardata, fu ospitata da don Ottavio insieme al padre e la sorella e si ricorda che il prete dava sempre il buon esempio. Rammenta che
don Ottavio divideva il poco pane che aveva insieme con noi e gli stessi ebrei, diceva a chi lo rimproverava che anche loro dovevano mangiare.(11)
Sauro Scarpocchi parla di due ebrei che mangiavano spesso a casa sua che erano diventati amici:
Mia madre, che faceva la sarta, aveva stretto un legame con una signora ebrea di Trieste; facevano delle belle chiacchierate e la signora qualche volta si fermava anche a pranzo. Un altro ebreo simpatico era un signore di mezza età che faceva l’orologiaio. Riparò tutti gli orologi di Isola e non volle una lira. Accettava però il cibo. Lo chiamavano tutti l’Orologiaio.(12)
Giulia Gabbellini commenta che don Ottavio
chiedeva continuamente a noi di rispettarli e aiutarli poi, dopo i fatti tragici dell’isola, visto che la situazione volgeva al peggio, si impegnò direttamente ad organizzare la loro liberazione. Li fece trasferire da un consistente gruppo coraggioso di pescatori con le proprie barche a remi.(13)
Quindi, quando il prete chiese ai pescatori di metterli in salvo non trovò dissenso: gli ebrei e gli altri detenuti non erano visti come internati ma come amici sfollati da aiutare.
Il coraggio di don Ottavio nell’affrontare i tedeschi è indiscutibile. Furio Vannini parla delle sue azioni subito dopo l’eccidio del 14 giugno:
Dopo l’uccisione di Chiappafreddo e del Paci nonché l’uccisione di un tedesco, con la rapidità che lo distingueva, don Ottavio chiamò presso la parrocchia sia me che un responsabile delle guardie degli ebrei, un certo Baratta, nonché mi pare pure il povero Giovacchino Fabbroni e ci disse, ‘Bisogna subito fare qualcosa! La faccenda si mette male. Bisogna andare a Tuoro al comando tedesco per spiegargli l’accaduto e chiedere di non predisporre la prevedibile reazione tedesca.’ Fu lo stesso prete ad avvisarci del pericolo che correvamo: infatti noi potevamo essere presi come ostaggi e subire le conseguenze dell’ira tedesca. Questo comunque non ci impedì di accettare il compito. Immediatamente insieme a don Ottavio partimmo per Tuoro. Ci recammo prima a prendere la signora Michelangeli alla Mariotella, poiché, in quanto cittadina austriaca, ci sarebbe stata utile come interprete e successivamente ci recammo al comando della Todt a Tuoro, con il quale avevamo rapporti frequenti e abbastanza tranquilli. Descrivemmo al comandante ciò che era successo ad Isola e spiegammo che l’incidente era però avvenuto a causa di incomprensioni tra gli stessi tedeschi provenienti dal reparto poliziesco di Vernazzano. Il comandante ci disse di essere dispiaciuto, ma con quel reparto non voleva e non poteva discutere, essendo le medesime persone intrattabili. Disse, inoltre, che sarebbe stato più utile far sparire tutta la gente di Isola e nasconderla, e così infatti facemmo, tornando immediatamente indietro.
Vannini fornisce più dettagli sul ruolo di don Ottavio nel rilascio degli isolani messi al muro per essere fucilati:
Don Ottavio affrontò coraggiosamente i tedeschi, cercando di dissuaderli, spiegando che gli altri loro commilitoni erano venuti ad Isola con intenzioni offensive. Seguì ancora i tedeschi per far capire loro che tutto era dovuto ad un incidente, ma essi lo accusarono di mentire e minacciarono di condurlo al comando tedesco di Vernazzano, da dove non sarebbe certo ritornato. L’accorata richiesta di don Ottavio fu ripetuta quando successivamente gli fu concesso di parlare. Gli isolani erano oramai al muro per essere fucilati: ebbene le sue parole non furono ascoltate immediatamente, ma quanto avranno invece inciso nella coscienza di quel soldato tedesco ferito in precedenza, per fargli dire spontaneamente ai suo camerati, ‘No, qui non ci sono partigiani, tra questi nessuno mi ha sparato!’ salvando così la vita a quei disgraziati isolani lì presenti, oramai rassegnati al peggio. Non lo sappiamo e nessuno può dirlo, ma a me piace pensarlo, se non altro per ringraziare don Ottavio di aver rischiato ancora una volta la sua vita affrontando i tedeschi, quando invece poteva starsene benissimo nascosto nella sua canonica, ed uscirne solo quando i tedeschi ne fossero andati via.(14)
Nello stesso periodo, fra il 21 giugno e il 3 luglio – la data in cui Tuoro e Isola Maggiore furono liberati – il prete fece un’altra opera buona insieme a Furio Vannini e due dei pescatori che nei giorni precedenti erano stati coinvolti nella liberazione degli ebrei. Un certo Giocondo Arcioni, colono nel podere del marchese Guglielmi, che veniva tutte le mattine a portare il latte sull’Isola, era amico di don Ottavio, e una mattina
con molta titubanza disse al sacerdote che lui già da tempo nascondeva tra il canneto nella zona del Rio in una palafitta utilizzata per la caccia alle anatre, tre inglesi scappati da un campo di concentramento tedesco nella zona del Ferretto... L’Arcioni provvedeva al sostenimento dei tre fuggitivi portando loro da mangiare una volta al giorno. Dopo i fatti d’Isola, i tedeschi erano irrequieti e con frequenza erano presenti nella zona. Partendo dal Rio, per poi raggiungere l’isola in cerca di partigiani, si dilettavano a sparare raffiche di mitra in mezzo al canneto, sperando di colpire qualcuno. Giocondo Arcioni, sebbene fosse convinto che l’arrivo degli alleati era ormai questione di giorni, ritenne che dopo questo fatti era diventato troppo pericoloso per sé e per gli inglesi stessi tenerli ancora nello stesso posto, per questo si consigliò con don Ottavio su che cosa fare. La risposta fu immediata e il prete disse testualmente, ‘Caro Giocondo, non preoccuparti, la soluzione la trovo io.’ Continuando disse, ‘Questa sera al calar del sole trasferisci questi inglesi alla punta del Rio, dove sono le ultime canne. Rimani nascosto lì, fino, quando sentirai avvicinarsi una barca, quando ti sarà vicina, fai un leggero fischio per farti notare.’ In seguito, nella stessa mattinata, don Ottavio mi chiamò, insieme a Piazzesi Tiberio e Romizi Amedeo, e dopo averci informato del fatto, nonostante il gran pericolo che correvamo anche in questa operazione, decidemmo a partire. Circa un’ora dopo il calar del sole, ci recammo sul posto con tutta l’attrezzatura da pesca, arrivammo silenziosamente, e passati pochi minuti in silenzio, per sentire se c’erano presenze ostili, facemmo scivolare la barca fra le cannine della Punta. Sentimmo poi che Giocondo fece un leggero fischio, appena percettibile, che ci segnalava la sua presenza. Appena l’avemmo individuato ci affiancammo alla sua barca e caricammo i tre inglesi, distendendoli nel fondo della stessa e coprendoli con materiale vario. A quel punto salutammo Giocondo e tornammo immediatamente ad Isola, dove facemmo una breve sosta per capire se sul lago, nella direzione sud, ci fossero state presenze tedesche. Constatato che tutto era tranquillo, partimmo la stessa notte per la successiva impresa. Conducemmo gli inglesi a Sant’Arcangelo di Magione, dove erano presenti gli alleati, e con loro trattenemmo fino al giorno successivo, tornando la notte ad Isola Maggiore.(15)
L’onorevole Alberto Stramaccioni (componente della Commissione per la concessione delle ricompense al valore e al merito civile) descrive il suo interesse nella liberazione degli ebrei ad opera di don Ottavio sul suo sito web: è interessante notare che il suo commento iniziale rileva che il lavoro eseguito dal dott. Cialini nello scoprire il ruolo del prete ed i pescatori non sarebbe stato gradito a tutti.
Dichiarazione sull’iter procedurale seguito per la concessione della medaglia d’oro al merito civile alla memoria di don Ottavio Posta
Al fine di evitare ulteriori strumentalizzazioni (anche dopo la cerimonia di consegna del 5 luglio) sull’attribuzione, solo 64 anni dopo, della medaglia d’oro al merito civile alla memoria a don Ottavio Posta (1882-1963), parroco d’Isola Maggiore sul Lago Trasimeno, intendo precisare quanto segue, in qualità di membro della Commissione del Ministero dell’Interno competente per l’attribuzione delle onorificenze e cioè membro della ‘Commissione per la concessione delle ricompense al valore e merito civile’. Nell’estate 2006 per interessi professionali e politici ho preso conoscenza della diversa e ricca documentazione storica anche se non univoca, relativa alla vicenda intervenuta nella notte tra il 19/20 o 20/21 giugno 1944 a Isola Maggiore quando il parroco don Ottavio Posta insieme a quindici pescatori portò in salvo da Isola Maggiore a Sant’Arcangelo (presidiata dagli anglo-americani) 22 ebrei detenuti nel Castello Guglielmi nell’Isola stessa. Nel marzo 2007 di fronte a questa vicenda, anche se lontana nel tempo, ma pur sempre eroica, il sindaco di Tuoro sul Trasimeno Mario Bocerani e il Consiglio Comunale all’unanimità raccolsero la proposta di avviare le procedure previste dalla legge per ottenere dal Presidente della Repubblica, tramite il Ministero dell’Interno, i riconoscimenti auspicati. Il 10 gennaio 2008 la Commissione per la Concessione delle ricompense al valore e al merito civile, che si riunisce presso il Ministero dell’Interno, preso atto della documentazione acquisita attraverso gli uffici della Prefettura di Perugia, ha concesso all’unanimità la medaglia d’oro al merito civile alla memoria a don Ottavio Posta. Nella stessa seduta della Commissione analogo riconoscimento è stato deciso anche per monsignor Beniamino Schivo sacerdote di Città di Castello, anch’egli impegnatosi nel salvataggio di alcuni ebrei, ma questa pratica ha avuto un altro iter procedurale. Questi i tempi e i passaggi attraverso i quali è stata avviata la pratica e ottenuto il riconoscimento per don Ottavio Posta. La medaglia è stata consegnata nella cerimonia del 5 luglio scorso (16) a Isola Maggiore dal prefetto di Perugia alle due nipoti del parroco di Isola. Oggi quindi più che polemizzare sul perché la concessione della medaglia sia arrivata solo 64 anni dopo, o sul diverso ruolo avuto dal parroco e dai pescatori nel salvataggio degli ebrei, sarebbe utile cogliere l’occasione per far conoscere soprattutto alle giovani generazioni la figura di don Ottavio Posta e l’azione dei quindici pescatori, ai quali peraltro nella stessa giornata del 5 luglio è stato dedicato come segno di riconoscenza un apposito monumento nella piazza centrale del borgo di Isola.(17)
Il giudizio definitivo sull’opera di don Ottavio si può leggere sul sito web del Quirinale:
Presidenza della Repubblica
Il Palazzo del Quirinale (18)
ONORIFICENZE – Dettaglio del decorato
Medaglia d’oro al merito civile
POSTA don Ottavio
data del conferimento: 18-1-2008
alla memoria
Sacerdote di elevate qualità umane e civili, nel corso dell’ultimo conflitto mondiale, con eroico coraggio e preclara virtù civica, metteva in salvo ventidue prigionieri ebrei, internati nell’Isola Maggiore, traghettandoli nottetempo, con l’aiuto di alcuni pescatori, verso la terraferma e consegnandoli alle Forze Alleate. Mirabile esempio di coerenza, di senso di abnegazione e di rigore morale fondato sui più alti valori cristiani e di solidarietà umana. 20/21 giugno 1944 Isola Maggiore (PG)
Intanto:
Nel giugno del 2006 era stata iniziata presso l’Alta Corte dello Stato d’Israele la pratica per il riconoscimento ‘post mortem' ‘Uomo Giusto d’Israele’ di don Ottavio Posta dall’Arcivescovo di Perugia mons. Giuseppe Chiaretti. Incaricato dall’Alta Corte d’Israele di acquisire tutta la documentazione idonea era il dott. Ben Horin Nathan, già ambasciatore d’Israele presso la Santa Sede. Il dott. Ben Horin aveva già preso contatto con l’Arcivescovo e con il dott. Gianfranco Cialini, allora Curatore del Fondo antico dell’Università, che per primo, già nel 2005, aveva riscoperta dopo 60 anni e svelata ai mass-media (stampa e televisione) la vicenda ‘dimenticata’ supportata dalla documentazione per lo più inedita e dalla testimonianza di Agostino Piazzesi, uno dei 15 pescatori ancora in vita, che aiutarono don Ottavio a salvare gli ebrei.(19)
Negli anni successivi alla richiesta, dopo che i giornali, la televisione ed i siti web hanno dato a don Ottavio il merito dovuto, nelle scuole perugine è cominciata a girare la versione giusta dell’atto da lui compiuto. Nel gennaio 2009, durante un convegno organizzato dalla Lega SPI di Perugia in occasione della Giornata della Memoria che coinvolse gli studenti del liceo A. Pieralli si legge in un documento introduttivo che partigiana.
grazie al parroco di Tuoro e ai pescatori, gli internati furono messi in salvo, portati sulla sponda sud del Trasimeno e consegnati alle forze alleate che avevano liberato il territorio.(20)
Se c’è stata una confusione tra il prete di Tuoro e il prete dell’isola è una svista accettabile perché finalmente un organo di sinistra non cita la liberazione degli ebrei come opera partigiana.
Nel marzo dello stesso anno un gruppo di ragazzi israeliani visitarono Isola Maggiore e si legge sul sito di Giacomo Chiodini, (21) assessore alla cultura del Comune di Magione il seguente brano:
giovedì, 26 Marzo 2009
Isola Maggiore, ieri il ricordo degli ebrei salvati durante la guerra
Una ventina di ragazzi israeliani sono sbarcati ieri ad Isola Maggiore per rendere omaggio a coloro che nel giugno del 1944, mettendo a rischio la propria vita, liberarono una trentina di ebrei prigionieri delle autorità fasciste perugine. Ad organizzare la fuga fu don Ottavio Posta, allora parroco dell’isola, che con l’aiuto di quindici pescatori riuscì a far evadere i detenuti, evitandogli la deportazione nei campi di concentramento nazisti. Gli ebrei scapparono su cinque barconi nelle notti del 19 e del 20 giugno 1944 raggiungendo Sant’Arcangelo di Magione mentre in tutta l’area del Trasimeno era in corso la ritirata tedesca. Presente alla cerimonia Agostino Piazzesi, unico pescatore (22) ancora vivente tra quelli che parteciparono alla liberazione dei prigionieri, Mario Bocerani, sindaco di Tuoro sul Trasimeno, Gustavo Reichenbach, vice presidente dell’associazione Italia-Israele di Perugia, e Gianfranco Cialini, Curatore della biblioteca del Dottorato.
Sembra che la sponda settentrionale del Lago Trasimeno abbia scartato il vecchio mito. Con il passare del tempo, forse anche l’altra sponda renderà l’omaggio dovuto a don Ottavio Posta. (23)
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1 Don Ottavio Posta Amico degli Ebrei portati all’Isola p. 7
2 G. Radi pp. 49-50
3 Ibidem p. 51
4 G. Radi p. 53
5 Ibidem p. 103
6 Ibidem p. 68
7 Don Ottavio Posta Amico degli Ebrei portati all’Isola p. 110
8 S. Scarpocchi p. 28
9 G. Radi p. 111
10 Ibidem p. 51
11 Ibidem p. 45
12 S. Scarpocchi p. 30
13 Ibidem p. 96
14 G. Radi pp. 108-9
15 Radi pp. 55-58
16 2008
17 wwwalbertostramaccioni.it
18 wwwquirinale.it
19 wwwinfodata camerawork.it
20 wwwcgilumbria.it/documenti/memoria27.01.2009
21 wwwcomunedimagione.it
22 nel gennaio del 2010 il fratello Tiberio, che abita a Montecarlo, era ancora in vit ma è morto successivamente.
23 Finalmente, nel settembre del 2011, l'onore ‘Uomo Giusto d’Israele’ fu conferito al prete. Nel giugno dello stesso anno al pescatore Agostino Piazzesi fu conferito l'onore di Cavalliere della Repubblica