IL CROLLO
Chi erano questi partigiani dislocati sull’isola? Sembra molto difficile che un’isola così piccola potesse ospitare un gruppo di partigiani senza che Lana e gli agenti ausiliari della guardia del campo se ne accorgessero. Senza dubbio, un loro arrivo, o di giorno o di notte, sarebbe stato visto da qualcuno. E chi erano esattamente questi ausiliari? Scarpocchi scrisse che
imparammo ben presto a conoscere personalmente i giovani poliziotti che erano tutti laghigiani. Ricordo Ferdinando Battaglini, Barbini, Meoni, Bittoni (che poi sposò un’isolana, Marisa Scarpocchi), Casanova, Giardini, Bocerani, Pazzaglia, un altro che chiamavano Ballila per la sua statura. A turno venivano dal castello al centro per accompagnare i prigionieri che così potevano fare un po’ di spesa anche se si poteva trovare veramente poco: pesce e verdura. (1)
È molto interessante notare che l’elenco degli ausiliari fornitoci da Scarpocchi contiene tre nomi che appaiono anche negli elenchi dei partigiani che sarebbero partiti con le barche rubate ai tedeschi all’aeroporto di Castiglione del Lago, diretti all’isola per portare in salvo gli ebrei. Due erano stati anche nominati da Guido Lana quando descriveva il consiglio sul padre diede agli agenti la mattina in cui era arrivato il fonogramma:
E (mio padre nda) disse ai ragazzi, (2) ‘Non fate stupidaggini, aspettiamo oramai che passi il fronte.’ Diciamo che i ragazzi così fecero, ma non tutti, perché ci fu un gruppo che volle fare i partigiani, fra questi c’era anche quello che è diventato sindaco di Castiglione del Lago, Meoni, il quale ha raccontato tante di quelle puttanate su questo libro – ha fatto la storia a modo suo ed io gliel’ho sbattuto sul muso.(3) Ha detto che il mio babbo scappò e quindi che non lo potevano prendere. Questi ragazzi erano sotto la Repubblica di Salò – c’era il bando di arruolamento e chi non si presenta rischiava la galera. Allora, avevano costituito una polizia ferroviaria che faceva la guardia alla stazione insieme ai tedeschi... questi ragazzi quando lui fu mandato all’isola e ha comandato il campo se li portò dietro... quelli delle frazioni, di Pucciarelli – uno si chiamava Ballila, non mi ricordò come si chiamava di nome – volevano fare gli eroi, e la sera partirono, portando via tutte le armi – i moschetti modello 91, quelli lunghi – e rubarono delle barche e scapparono portando via due o tre di questi ebrei che li seguivano. Se tu leggi la storia scritta da loro, sono partiti da Castiglione del Lago avendo rubato, sottratto dai tedeschi due barconi... tu devi capire, se loro potevano entrare nell’aeroporto e portare via dai tedeschi due barconi militari e venire all’isola. Non c’avevamo visto nemmeno la polvere... Dicono che partirono da Castiglione del Lago per liberare gli ebrei. Erano già all’isola perché facevano i militari lì… certi comunisti...
E chiaro che per Lana ‘i partigiani dislocati all'isola’ non erano altri che ausiliari.
Indubbiamente fra gli ausiliari c’erano coloro che non condividevano le idee politiche del loro comandante: si arruolarono perché si sentivano costretti dai bandi Graziani. È possibile che usassero l’opportunità fornitagli dalla loro presenza nel Corpo di pubblica sicurezza per comunicare tramite una radio ricetrasmittente notizie sulle attività fasciste alle organizzazioni partigiane, che nella primavera del 1944 si stavano sviluppando vicino al Lago Trasimeno. Si potrebbe dedurre che appena si fosse presentata l’opportunità avrebbero disertato.
Un anno prima che uscisse il libro di Scarpocchi il filosofo e storico Leopoldo Boscherini, già citato come autore di alcuni testi sul periodo bellico, pubblicò La persecuzione degli ebrei a Perugia ottobre 1943–luglio 1944. Della testimonianza di Guido Lana (4) Boscherini riporta solo una piccola parte – il paragrafo citato nel capitolo precedente in cui Guido descrive l’arrivo del fonogramma, ma per quanto riguarda la liberazione degli ebrei, l’autore ripete la versione di Meoni ma aggiunge un dettaglio molto importante:
Alcuni agenti ausiliari della vigilanza ferroviaria... erano stati distolti dal servizio sulla linea Castiglione del Lago-Camucia/Cortona proprio per svolgere questa nuova funzione. Uno di questi giovani – Vladimiro Vinerba – era entrato segretamente in una modesta formazione partigiana. (5)
Per la prima volta viene ammesso dalla letteratura resistenziale che uno dei partigiani coinvolti nella liberazione degli ebrei era stato in precedenza un agente ausiliare in servizio all’isola.(6)
A questo punto nelle indagini divenne imperativo trovare un elenco ufficiale di questi ausiliari. Siccome i nominativi degli agenti ausiliari arruolati sarebbero stati comunicati dal Prefetto Rocchi al Ministero degli Interni della Repubblica sociale Italiana, sembrava logico pensare che una copia del comunicato sarebbe stata conservata nell’Archivio di Stato di Perugia. Nella busta 42 del Gabinetto della Prefettura, sotto la voce di Agenti Ausiliari, Cartella 29 del Fascicolo 3, c’è solo la disposizione delle quattro squadre e la loro composizione, ma nessun elenco nominativo.(7)
A proposito del mancato comunicato o qualsiasi altro documento pertinente al campo di concentramento un altro ricercatore, il dottor Gianfranco Cialini, già Curatore del ‘Fondo antico dell’Università degli studi di Perugia’, riferisce di aver
cercato la documentazione storica del Campo d’Isola Maggiore che non ho trovato, non c’è traccia nell’Archivio di Stato (fondi della Prefettura e Questura). Mi sono domandato: che fine ha fatto? (8)
Il dottore Cialini, il cui padre fuggito dall’esercito italiano dopo l’8 settembre si arruolò nella Banda Partigiana Ciabatti che operava nei boschi dietro Sant’Arcangelo, spiega i suoi motivi per indagare sui fatti dell’isola nella citazione seguente:
Il mio interessamento a questa vicenda è avvenuto quasi per caso. Era l’estate del 2005, avevo appena scoperto nella biblioteca del Dottorato dell’Università alcune pergamene con scritte ebraiche del secolo XIII, mi trovavo con il prof. Gustavo Reichenbach nel suo studio all’Università e stavamo discutendo dell’apporto della comunità ebraica per valorizzare la scoperta. Il professore Gustavo Reichenbach, oltre che essere docente universitario, è un elemento autorevole della comunità ebraica a Perugia. In quell’occasione venni a sapere dal prof. Reichenbach che, da poco tempo, aveva partecipato a Castiglione del Lago (l’estate precedente nda) ad una cerimonia di rievocazione della liberazione degli ebrei dal campo di confino d’Isola Maggiore del Lago Trasimeno per opera dei partigiani, liberazione avvenuta durante l’ultimo conflitto. Gli chiesi se fossero presenti alla cerimonia dei pescatori d’Isola Maggiore, e lui mi rispose che non c’era alcun pescatore! Infatti, in quel momento mi ero ricordato di una vicenda narratami, circa vent’anni prima da Agostino Piazzesi, pescatore d’Isola Maggiore... Quindi per puro spirito di verità storica, mi sono interessato al caso. (9)
In mancanza della documentazione storica del campo nell’Archivio di Stato di Perugia divenne necessario dare peso alle varie testimonianze orali degli isolani o coloro che si trovavano all’isola in quel periodo del 1944. Il dottor Cialini interpellò Sauro Scarpocchi, il quale gli parlò degli ebrei e riporta quanto segue nel suo libro:
Cinque di loro erano già partiti con alcuni partigiani (in realtà si trattava delle guardie che avevano disertato nei giorni precedenti) che erano venuti con due barconi per portali via. Solo cinque di loro li avevano seguiti, forse perché gli altri non si erano fidati. (10)
Sarebbe costato molto a Scarpocchi, uomo di sinistra, ammettere che i partigiani non erano nient’altro che le guardie disertori. La sua testimonianza è stata fondamentale nella ricostruzione degli eventi del giugno 1944, nonostante suggerisca che le guardie siano andate via nei giorni precedenti per poi ritornare a portare via gli ebrei – un fatto non conciliabile con il calendario degli eventi. (11) Invece l’agente ausiliario Alessandro Bocerani non nomina nessun partigiano nel suo racconto:
Alcune delle guardie di Castiglione del Lago, che erano in forza con noi a sorveglianza degli ebrei, presero 3 o 4 ebrei, fra cui i Coen, e li portarono via. (12)
Furio Vannini, figlio del maestro elementare Bruno Vannini, che con la sua famiglia dimorava all’isola dall’autunno del ’43 fino al passaggio del fronte, offre una descrizione più ampia di queste guardie:
Le guardie ausiliarie... erano pescatori castiglionesi. (13)
Don Ottavio Posta fornisce un altro dettaglio di estrema importanza. La sua testimonianza, venuta alla luce durante le ricerche condotte dal dott. Cialini, appare in un documento che contiene alcune altre citazioni già riportate in questo libro:
Alcuni militi della guardia repubblicana, mandati ad Isola per sorvegliare gli internati, si erano accordati con alcuni di loro e a scopo di lucro li avevano liberati portandoli oltre Castiglione del Lago. (14)
A questo punto non ci sono dubbi né sull’identità dei ‘liberatori’ né sulla loro motivazione principale. I ‘partigiani che liberarono gli ebrei’ non erano nient’altro che agenti ausiliari disertori, pescatori castiglionesi, e la loro motivazione non era ‘un gesto così nobile’ (15) bensì un’opportunità presentata di scappare dall’isola con soldi in tasca e un bottino di moschetti '91' che gli sarebbero serviti nella nuova avventura partigiana. La testimonianza di Guido Lana è stata pienamente verificata da altre persone presenti all’isola nel 1944, e nel 2007, dopo sessantatré anni, il vecchio mito resistenziale crollò.
Non regge nemmeno l’aggiunta più recente del treno che aspettava il suo carico umano nella stazione di Passignano lungo la linea Perugia-Terontola. Secondo le fonti finora consultate pare che nessun ebreo della provincia di Perugia fosse deportato (16) e in ogni caso, dalla metà di maggio in poi, un loro trasferimento a nord tramite ferrovia non sarebbe stato più possibile: diversi tratti della linea fra Passignano e Terontola erano stati resi inservibili dai bombardamenti alleati. Pare che un’azione che colpì Passignano il 16 maggio non distruggesse la stazione, (17) perciò non si può escludere che un treno fosse rimasto fermo sui binari. Però dopo il 9 giugno nessun treno sarebbe potuto andare oltre la stazione di Tuoro sul Trasimeno poiché in quel giorno un attacco aereo provocò gravi danni alla linea. (18) Perlopiù, il 29 maggio a Terontola
l’orologio segna le ore 10, una formazione di bombardieri (in maggioranza... americane, le più temibili) si avvicina ad ovest lungo la linea ferroviaria; le mitraglie iniziano la sparatoria, gli apparecchi fanno un giro di circonvallazione, ridiscendono in picchiata da settentrione, piombano sopra la stazione ferroviaria, sganciano bombe di grosso calibro e la bella stazione di Terontola, cogli edifici annessi non è più. (19)
Sappiamo dalla testimonianza di Luisa Coggi Pannella che gli automezzi erano già stati requisiti da tempo, e in mancanza di mezzi di trasporto è chiaro che in quel periodo i tedeschi non potevano portare via gli ebrei in nessuna direzione. Quando Luigi Lana rifiutò di consegnarli ai tedeschi era al corrente di questo problema e sapeva che per loro una tale azione avrebbe avuto come conseguenza una morte immediata.
Demolito il mito si comincia con la ricostruzione. In contrasto con la scarsa (o sparita) documentazione per quanto riguarda gli agenti ausiliari, i ruoli del prete ed i pescatori sono ben documentati sia nelle testimonianze orali che nei documenti ufficiali. Scarpocchi racconta quanto segue:
Il giorno 18 giugno (il 19 nda) le forze alleate arrivarono a Sant’Arcangelo. (20) Giunta questa notizia don Ottavio Posta prese una decisione. Si mise a capo del paese e di notte fece una riunione con tutti gli uomini di Isola. ‘Ragazzi, qui ci sono ventidue Ebrei che costituiscono un pericolo anche per noi, bisogna portarli via dove si trovano le truppe alleate. Per fare la traversata con le barche a remi per oltre dieci chilometri, ci vogliono tre ore. Chi se la sente?’ Furono prescelti quindici uomini tra i più giovani: Gaetano Moretti, Umberto Gabbellini, Roberto Benini, Amedeo Romizi, Giovacchino Fabbroni, Tiberio Piazzesi, Agostino (Nino) Piazzesi, Aldo De Santis, Silvio Silvi, Mariano e Danilo Agnolini, Leonello Segantini, Tarquinio Fabbroni, Giacomo Grifoni e Angiolino Perai. Questi ragazzi, con cinque barche, traghettarono i ventidue ex-internati verso la libertà... All’arrivo a Sant’Arcangelo scesero dalle barche quindici pescatori e ventidue Ebrei, per un totale di trentasette persone, che evidentemente non potevano passare inosservati. Trovarono i militari inglesi ad aspettarli con i mitra spianati. Nessuno li aveva avvertiti di questo arrivo e fu un vero miracolo che non aprissero il fuoco... Dei quindici pescatori, che io considero eroi, ne rimangono solo due: Tiberio e Agostino Piazzesi; degli Isolani presenti allora non ne rimane più di dieci.
Il dott. Cialini rintracciò il vecchio pescatore Agostino Piazzesi che descrive il prete e le traversate del lago da lui organizzate in due notti successive, non in una notte sola come suggerisce Scarpocchi:
Don Ottavio... un grande prete, un vero padre, riunisce tutti i pescatori e ne sceglie 15, i più forti, dando disposizioni precise, direi militari. Gli ebrei, alle 10.00 di sera, d’accordo con il responsabile del campo, un certo Lana, vengono fatti uscire dal castello (21) e salire sulle barche presso il molo vicino al castello. Su ogni barca ci sono tre pescatori rematori e tre ebrei come passeggeri, che vengono fatti distendere sul fondo della barca per non farli riconoscere. La traversata del lago era a rischio, oltre che per il carico che trasportavamo, per i continui lanci di bengala degli aerei e per le successive mitragliate. Le barche nella notte navigavano in fila indiana a distanza di circa cento metri una dall’altra. Sapendo che la sponda Nord-Ovest del Trasimeno era in mani tedesche, il percorso era in direzione Isola Polvese; superata l’isola dalla parte di San Feliciano, puntarono verso Sant’Arcangelo, sotto la Villa Valerio (già del conte Coutry), sede del comando inglese. (22)
I diari di guerra britannici, custoditi nell’Archivio di Stato di Londra (The National Archives) (23) rivelano che una compagnia di fanti del 1 Battalion Royal Irish Fusiliers, (un reparto appartenente alla 38 Brigade della 78 British Division) arrivò a Sant’Arcangelo il pomeriggio del 19 giugno: durante il loro scontro con gli ultimi tedeschi rimasti nel paese morì il soldato William Bovaird di Belfast, sepolto in seguito nel Cimitero di Guerra di Orvieto.(24) Nel suo diario personale Captain Robbie Robinson del 1 Battalion Royal Irish Fusiliers ricorda l’arrivo della sua compagnia, la D, al Castello di Montalera la sera del 19 giugno dove si stabilì il comando mentre il comando della divisione fu istallato a Panicale il giorno seguente. (25)
Tramite questa documentazione è stato possibile stabilire le date in cui gli ebrei lasciarono l’isola per Sant’Arcangelo: erano le notti del 19/20 e 20/21 giugno. La signora Livia Coen, che appare accanto al vescovo di Perugia, mons. Vianello, in una fotografia scattata il 20 giugno nel centro di Perugia mentre festeggiava l’arrivo delle truppe della 6 British Armoured Division, sarebbe partita con il primo gruppo e sarebbe arrivata in città su un mezzo di trasporto militare britannico.
Custodita nell’Archivio diocesano di Perugia c’è una lettera scritta al mons. Vianello che conferma una volta per tutte il ruolo del prete e dei pescatori in questo episodio:
Perugia 23 agosto 1944
Eccellenza,
Desideriamo rendere noto a Vostra Eccellenza che don Ottavio Posta, parroco dell’Isola Maggiore sul Trasimeno, durante il periodo della nostra prigionia nell’isola per le leggi razziali, fu per noi di grande aiuto e conforto. Quando il pericolo maggiormente incalzava per le minacce dei tedeschi contro di noi, egli con atto veramente paterno e generoso, non solo indusse gli isolani a trasportarci nella riva ove erano dì già gli inglesi; ma lui stesso affrontò con noi il pericolo della traversata sul lago, sotto il tiro del cannone e delle mitragliatrici, dando un fulgido esempio ai suoi parrocchiani e meritando la nostra più profonda riconoscenza. Saremmo assai grati a Vostra Eccellenza se volesse rendersi interprete con la sua alta parola verso il benemerito don Ottavio Posta della nostra gratitudine per il suo atto altruistico e di buon Pastore verso degli infelici oppressi da leggi inumane.
Ringraziando, porgiamo i nostri più reverenti saluti, anche a nome di tutti gli ex internati, ora assenti da Perugia.
Bice Todros Ottolenghi, Coen Giuliano, (26) Albertina Coen, Livia Coen
Il ritrovamento della lettera di ringraziamento (27) dopo più di sessant’anni ha avuto ampia risonanza sulle televisioni e sui maggiori organi di stampa anche nazionale (La Nazione, Il Messaggero, L’Avvenire, e L’Osservatore Romano) oltre la RAI, e ne ha parlato Radio Vaticana. Sfortunatamente la documentazione presente nell’Archivio diocesano non era stata ricercata dagli storici resistenziali che si interessavano della storia dell’isola. Pare che anche altre fonti erano stati ignorati dagli stessi storici. Scarpocchi riferisce nel suo libro che
né lo Stato, né la Prefettura, né le varie comunità ebraiche, nessuno ha saputo dei fatti avvenuti nel mio paese,(28) ma a sua insaputa fra le carte statali degli Atti del Processo Rocchi giaceva la testimonianza di Livia Coen già citata in parte nel capitolo Gli Antefatti:
Al Castello Guglielmi al momento della ritirata vennero 45 tedeschi (29) per arrestarci, ma l’Agente della Questura (30) cercò di metterci in salvo e ci nascose nel fitto del bosco ove stemmo tre giorni e tre notti e poi insieme con il Parroco don Ottavio Posta ci portarono di notte all’altra sponda del Lago che era già stato liberato dagli inglesi e così potemmo, con l’aiuto dei buoni, tornare salvi alle nostre case.
Segue l’autentica notarile: Certifico vera ed autentica la firma della Signorina Coen Livia fu Arnaldo, nata e domiciliata a Perugia, da me personalmente conosciuta ed avente piena capacità giuridica. Perugia, 5 settembre 1945. Dott. Filippo Briganti notaio
La signora Coen era convinta che i tedeschi erano venuti all’isola per arrestare gli ebrei, ed i suoi timori erano pienamente comprensibili, ma il Prefetto Rocchi non sarebbe stato d’accordo con la sua asserzione. Scrisse a proposito di sapere
in prosieguo di tempo che i tedeschi riuscirono all’atto pratico a fare una puntata all’Isola, ma ciò fu solo quando erano pressati dall’avanzata nemica... quando cioè essi non potevano avere né tempo, né voglia, di interessarsi di loro.(31)
Nonostante che l’ interpretazione di Livia Coen dei motivi che spinsero i tedeschi a mandare più di quaranta uomini all’isola non concordi con i fatti descritti dal prete o dagli isolani – secondo i quali i soldati cercavano i partigiani – la sua testimonianza è di importanza fondamentale perché conferma il ruolo dell’Agente della Questura Luigi Lana nella loro liberazione.
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1 S.Scarpocchi 2006 p. 29
2 I ragazzi a cui fece riferimento erano gli agenti ausiliari del Corpo degli agenti di pubblica sicurezza
3 In un’occasione pubblica a Castiglione del Lago che non posso precisare meglio – possibilmente la presentazione del libro di Solismo Sacco nel 1991. A questo punto durante l’intervista Lana si commosse e smisi di registrare i dettagli dell’evento
4 J. K. Dethick 2004 op. cit. in Boscherini 2005 p. 103
5 L. Boscherini 2005 p. 98. Purtroppo non cita la fonte, ma in un colloquio tenuto nell’agosto del 2009 con l’autrice di questo libro, la presenza di Vinerba nel Corpo degli agenti di pubblica sicurezza è stata confermata da un suo fratello
6 Il libro di Boscherini uscì un anno prima di quello di Scarpocchi
7 Busta 202 Cartella BS, Gabinetto della Prefettura, Archivio di Stato di Perugia, contiene un elenco dei renitenti alla leva del Comune di Castiglione del Lago. Non appare il nome di nessun ‘partigiano’ coinvolto nella liberazione
8 G. Radi p 41
9 Ibidem pp. 40-1
10 Scarpocchi p. 29
11 Vedi Calendario
12 Radi p. 85
13 Ibidem p. 91
14 Il documento autentico, custodito presso l’Archivio diocesano, è una relazione fatta al vescovo da don Ottavio sulla vicenda degli ebrei d’Isola Maggiore e sull’eccidio degli abitanti da parte dei tedeschi. Vedi appendice D
15 Marco Rosadi su Comuninforma agosto 2004
16 G. Calosci
17 S. De Cenzo p. 135
18 Il prete di Terontola, don Pietro Nunzi in P. Pancrazi p. 90
19 S. De Cenzo p. 137
20 Scarpocchi disse all’autrice il giorno della presentazione della medaglia d’oro alla memoria alle nipoti di don Ottavio Posta di aver trovato questa data sul libro di L. Boscherini Allora la mamma Capì Le Balze Montepulciano 2004
21 Durante il saccheggio dell’isola effettuato dai tedeschi gli ebrei si nascosero nel bosco. Dopo sarebbero ritornati ad alloggiare nel castello
22 Don Ottavio Posta Amico degli Ebrei deportati a Isola 2007 p. 18
23 Da ordinare tramite il sito web www.nationalarchives.gov.uk
24Elenco dei morti nell’opuscolo Commonwealth War Dead Orvieto, Commonwealth War Graves Commission wwwcwgc.org
25 Nel suo Diario di Guerra la 78 Division non fa nessun riferimento ai cinque ebrei che secondo le fonti resistenziali le sarebbero stati consegnati, e la testimonianza del partigiano dott. Igino Tili, comandante della Banda di Panicale, mette in dubbio anche l’asserzione che gli ebrei fossero stati alloggiati dal fascista Augusto Castellani nella sua abitazione vicino a Sanfatucchio. Riferisce che ‘all’inizio di giugno abbiamo accolto e sistemato al sicuro alcuni ostaggi internati e politici, consegnatici dai partigiani del Lago che li avevano liberati dalla prigionia con un colpo di mano condotto di notte nell’Isola Maggiore del Trasimeno’ (Sacco p. 59)
26 È interessante ricordare che secondo le testimonianze di Meoni e Marchettini uno dei firmatari, Giuliano Coen, sarebbe partito con loro
27 Vedi Appendice sotto la voce Archivio diocesano di Perugia.
28 Scarpocchi p.34
29 Non è stata trovata nessun’altra fonte originale che cita questo numero
30 Un certo Baratta da Salerno
31 G. Calosci