EPILOGO
Mentre don Ottavio Posta ha ricevuto la medaglia d’oro alla memoria civile ed è diventato 'Uomo Giusto d’Israele’ per Bruno Meoni restano solo queste due testimonianze che apparvero nella stampa locale dopo la sua morte il 24 settembre 2005:
Data: 27-09-2005
SABATO SERA È SCOMPARSO BRUNO MEONI, EX-SINDACO DI CASTIGLIONE E PROTAGONISTA DELLA RESISTENZA AL TRASIMENO (1)
Castiglione del Lago ha perso uno dei suoi maggiori protagonisti. Sabato sera è scomparso Bruno Meoni, ex-sindaco di Castiglione del Lago, una figura emblematica della resistenza e della storia politica della città. Esprimendo il suo cordoglio il sindaco di Castiglione Valter Carloia ha sottolineato il valore umano e spirituale del personaggio. La camera ardente e stata allestita ieri mattina presso il comune di Castiglione del Lago, i funerali si sono tenuti nel pomeriggio di ieri, alle ore 16.00, partendo dal Palazzo Comunale.
Il Senatore Raffaele Rossi rese omaggio all’ex sindaco di Castiglione del Lago inviando una lettera all’attuale sindaco, Valter Carloia, di cui si riporta il testo integrale:
Data: 28-09-2005
IL SENATORE RAFFAELE ROSSI (2) RICORDA LA FIGURA DI BRUNO MEONI – CASTIGLIONE DEL LAGO
Anche se non mi è possibile essere presente per l’estremo saluto a Bruno Meoni, mi unisco al cordoglio della famiglia, degli amici, dei compagni e dell’Amministrazione comunale. Voglio trasmettere il sentimento di grande stima e di affetto che ho sempre avuto per Bruno Meoni, bellissima figura di uomo del Trasimeno. Egli va ricordato come uno dei protagonisti, fino dai primi difficili anni Cinquanta, dell’opera di riscatto del mondo contadino e della rinascita dell’Umbria. Richiamo quei tempi non per nostalgia del passato, ma perché oggi, quando una certa idea della modernità sembra priva di tensione ideale e tende a cancellare la memoria, occorre comprendere che i problemi del nostro presente hanno la loro radice e la loro spiegazione in quel passato, che se l’Umbria è uscita dagli abissi di miseria e di arretratezza economica lo si deve ad uomini come Bruno Meoni. La vicenda terrena ha l’invalicabile traguardo della morte, ma essa è meno crudele se rimane vivo il pensiero di Bruno Meoni e della sua opera per l’Umbria moderna e per un’Italia libera, giusta, civile.(3)
Perché un uomo con una carriera politica eccellente avrebbe voluto creare intorno a se un mito? Per iniziare una carriera politica nel PCI nell’immediato dopoguerra era importante avere il pedigree da partigiano? Perché era necessario nascondere anche ai propri familiari il passato da ausiliario del Corpo degli agenti di pubblica sicurezza? Far parte del Corpo degli agenti di pubblica sicurezza non significava essere fascista – i fascisti convinti si arruolarono nell’esercito repubblicano nell’ottobre del 1943 dopo l’uscita del primo bando Graziani e furono mandati in Germania per un periodo di addestramento prima di essere inviati al fronte.(4) Molti ragazzi si arruolarono nel Corpo degli agenti di pubblica sicurezza, che era organizzato a livello regionale e provinciale, per evitare un trasferimento fuori zona soprattutto al nord.(5)
Nonostante che la rivalsa dei vincitori sui vinti sia stata minima nella zona del Trasimeno, dopo sessant’anni la gente ha ancora paura di raccontare i fatti. Gli agenti ausiliari ferroviari rimasti in vita mantengono un silenzio che si può definire omertà. Purtroppo nel clima che si era verificato nel dopoguerra bisognava appartenere ai vincitori e dare sostegno ai loro eredi politici, non solo per evitare vendette e ricatti ma per evitare qualsiasi tipo di rifiuto amministrativo dalle nuove autorità politiche locali. Pare che in Umbria la guerra civile abbia causato poche vittime ma se la famiglia Lana si fosse trovata nel Triangolo della Morte nella rossa Emilia Romagna che cosa sarebbe successo al padre Luigi? Invece di essere arrestato dai britannici ad Isola Maggiore e tradotto a Padula dove rimase per due anni sarebbe stato portato via insieme al figlio Guido per finire in una fossa in un luogo sconosciuto?(6) E per la madre e la sorella? I Lana non sono stati soppressi fisicamente, ma nessuno ha mai voluto credere alla loro versione dei fatti perché la verità sta ancora – e secondo alcune persone deve rimanere sempre – dalla parte dei vincitori.
La verità vera (7) è che, dopo essere stati mandati ad Isola Maggiore dal Prefetto Rocchi per evitare che fossero trasferiti a Fossoli, gli ebrei e prigionieri politici furono tenuti al Castello Guglielmi sotto il comando del sergente Luigi Lana e un settore di ausiliari del Corpo degli agenti di pubblica sicurezza. Rimasero lì in semi-libertà fino all’arrivo di un fonogramma partito dal ‘Comando di Perugia’ che ordinò Lana di consegnarli ai tedeschi – probabilmente alla Feldgendarmerie stazionata a Vernazzano, tra Tuoro e Passignano sul Trasimeno.
Lana non obbedì, liberò gli ebrei e prigionieri politici consigliando loro di mescolarsi con la popolazione dell’isola, con la quale avevano già fatto amicizia, e raccomandò agli agenti ausiliari di non fare colpi di testa, ma di rimanere calmi fino all’arrivo del fronte. Nonostante ciò, un gruppetto di agenti, fra cui il futuro sindaco di Castiglione del Lago Bruno Meoni, possibilmente dopo aver comunicato tramite una radio ricetrasmittente le sue intenzioni ai partigiani di Marchettini installati nel canneto fra Sanfatucchio e Pucciarelli, rubò due barche, e portando con se i loro moschetti 91 e tre o quattro ebrei che avevano pagato il passaggio, attraversò il lago durante la notte del 12-13 giugno.
Il 13 giugno alcuni tedeschi della Feldgendarmerie arrivarono all’isola a rubare i polli. Il 14 giugno quattro altri militari dello stesso reparto tornarono a cercare una radio. Durante il corso del pomeriggio ci fu una sparatoria: furono uccisi sul posto i possidenti di una radio Vincenzo Paci e suo genero Orlando Chiappafreddo, mentre Giuseppe, il giovane figlio di Vincenzo, fu ferito. Tre dei quattro tedeschi furono feriti gravemente: uno morì gettandosi nel lago, il secondo morì appena arrivato a Passignano a nuoto e il terzo rimase sull’isola. Il quarto tedesco scappò illeso e tornò al suo comando a Vernazzano.
Nonostante l’appello di don Ottavio Posta al comandante della Todt stazionato a Tuoro, lo stesso pomeriggio alcuni militari della Feldgendarmerie – l’altro reparto tedesco che aveva il comando a Vernazzano – tornarono all’isola dopo averla bombardata con una quarantina di colpi di cannone. Portarono via il commilitone ferito insieme al giovane Paci e un disertore sfollato all’isola, Italo del Col. In seguito uccisero tutti e due i ragazzi vicino a Vernazzano. Alle 17 del giorno successivo, il 15 giugno, sbarcarono all’isola un gruppo di soldati in cerca dei partigiani. Solo gli interventi del prete don Ottavio Posta e il soldato ferito il pomeriggio precedente evitarono che gli isolani venissero uccisi in una rappresaglia.
Nel frattempo, prima dell’arrivo dei militari il pomeriggio del 15 gli ebrei e gli altri detenuti, con l’aiuto dell’Agente della Questura,(8) si nascosero nel bosco dove rimasero per tre giorni e tre notti. I tedeschi lasciarono l’isola il 18 giugno.
Il 19 giugno i fanti irlandesi del reggimento 1 Battalion Royal Irish Fusiliers raggiunsero il lago nei pressi di Sant’Arcangelo e si scontrarono con gli ultimi tedeschi rimasti in zona. Appena la notizia dell’arrivo delle truppe alleate venne a conoscenza del prete, lui stesso organizzò il trasferimento degli ebrei e prigionieri politici da Isola Maggiore a Sant’Arcangelo con cinque barche ad opera dei pescatori. La liberazione si svolse durante le notti del 19/20 e 20/21 giugno.
Il 20 giugno, la data della liberazione di Perugia, la signora Livia Coen fu fotografata insieme al vescovo mons. Vianello in una piazza della città. La signora – che avrebbe lasciato l’isola con il primo gruppo durante la notte del 19/20 giugno – era stata portata in città insieme agli altri detenuti con mezzi militari britannici.
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1 Akropolis Agenzia di Stampa Castiglione del Lago
2 Vedi Scarpocchi p. 29. Sauro lo descrive come ‘onorevole per il PCI ed oggi anche caro amico mio’
3 Akropolis Agenzia di Stampa Castiglione del Lago
4 Il primo Bando Graziani non permetteva ai ragazzi di arruolarsi né nella Guardia Nazionale Repubblicana costituita nel dicembre 1943 né nelle Brigate Nere che furono costituite il 30 giugno 1944
5 S. Sacco p. 95
6 Vedi Appendice C
7 Vedi Prologo - le parole di Meoni alla presentazione di luglio 2004 su Comuninforma N.3/2004
8 Si suppone che il comandante del campo, il sergente Luigi Lana, gli avesse dato il permesso di andare nel bosco per nascondersi
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